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frutto che hai desiderato mangiare, che avresti voluto succhiare e che ti ha
fatto piangere. Solo la tua mano potrà piantare il seme dell'albero destinato
a proteggere Narnia. Lancia la mela sulla sponda del fiume, dove la terra è
più soffice.
Digory eseguì quello che gli era stato comandato. Tutti rimasero in per-
fetto silenzio e fu possibile sentire il tonfo della mela che atterrava sul fan-
go.
Molto bene, un bel lancio davvero. Ma adesso procediamo all'incoro-
nazione del re Frank di Narnia e della regina Helen sua sposa disse A-
slan.
Finora i due ragazzi non avevano notato il re e la regina. Erano avvolti in
abiti strani e molto belli: all'altezza delle spalle iniziava un lungo strascico
di stoffa preziosa, le cui estremità erano sostenute da quattro nani per il re
e da quattro ninfe per la regina. Sulla testa non avevano nulla, ma Helen si
era sciolta i capelli e bisogna ammettere che era molto più carina. Ma non
erano gli abiti né i capelli a rendere Frank ed Helen così diversi da un tem-
po. I loro volti avevano un'espressione nuova, soprattutto quello del re: l'a-
ria furba e scaltra da attaccabrighe, che aveva assunto quando faceva il
cocchiere a Londra, era definitivamente scomparsa, mentre adesso risalta-
vano il suo coraggio e la gentilezza. Doveva essere stata l'aria che si respi-
rava nel nuovo mondo a compiere la trasformazione, oppure le lunghe
conversazioni con Aslan. O forse tutte e due le cose.
Parola mia, il vecchio padrone è proprio cambiato sussurrò Piumi-
no all'orecchio di Polly. Adesso sì che è un vero padrone.
Già, ma non mi sussurrare all'orecchio, mi fai il solletico rispose
Polly.
E adesso alcuni di voi dovranno sbrogliare quel groviglio di alberi,
per farci vedere cosa c'è dentro disse Aslan.
Digory vide che c'erano quattro alberi piantati l'uno accanto all'altro, con
i rami raccolti insieme o legati con pezzetti di legno, in modo da creare una
specie di gabbia. I due elefanti e alcuni nani, servendosi della proboscide e
di piccole asce, riuscirono a sciogliere ben presto l'intricata matassa. Com-
parvero tre sagome: la prima era un alberello che pareva d'oro, la seconda
un albero d'argento e la terza una cosa miserevole a vedersi, con indosso
abiti bagnati pieni di fango e che sedeva tutta curva in mezzo ai due tron-
chi.
Oddio, quello è zio Andrew! esclamò Digory.
Ma per capire cosa era successo, è necessario tornare un po' indietro nel
racconto. Ricorderete che le bestie avevano cercato di "piantare" lo zio e lo
avevano perfino annaffiato. Quando l'acqua lo aveva riportato in sé, lo zio
si era trovato bagnato fradicio, sepolto fino all'altezza delle ginocchia e
circondato da un branco di animali selvatici in cui, ai bei tempi, non a-
vrebbe mai pensato di imbattersi. Come reazione, lo zio aveva cominciato
a strillare come una vecchia gallina spennacchiata, il che mi sembra com-
prensibile. In un certo senso era la cosa giusta, perché gli strilli avevano
convinto gli animali che quella "cosa" era viva (se n'era convinto perfino il
facocero). Così lo avevano tirato fuori dalla buca, ma i pantaloni erano
ormai in uno stato indecente. Appena aveva avuto le gambe libere lo zio
aveva provato a scappare, ma l'elefante, con un rapido movimento della
proboscide, lo aveva afferrato per la vita e aveva messo fine al tentativo di
fuga. Tutti si erano detti d'accordo di tenerlo prigioniero in un posto sicuro,
per lo meno fino a quando Aslan non lo avesse visto e deciso il da farsi.
Per questo avevano costruito una specie di gabbia e avevano continuato a
tenerlo d'occhio per impedirgli di fuggire. Poi gli avevano offerto da man-
giare, ovviamente ciò che secondo loro lo strano prigioniero avrebbe gradi-
to meglio.
L'asino aveva raccolto una grande quantità di cardi e aveva cominciato a
lanciarli nella gabbia, ma non sembrava che zio Andrew li avesse apprez-
zati. Gli scoiattoli lo avevano letteralmente bombardato di nocciole, ma lui
si era coperto la testa con le mani per ripararsi. Gli uccelli avevano conti-
nuato a fare la spola per portargli tutti i vermi che riuscivano a raccogliere.
L'orso, poi, si era rivelato di una gentilezza veramente fuori del comune.
Nel pomeriggio aveva scovato un nido di api selvatiche e invece di man-
giarselo (vi posso garantire che gli era già venuta l'acquolina in bocca) a-
veva deciso di offrirlo a zio Andrew.
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