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e raffigura la sembianza, onde grida altamente: Vere fi-
lius Dei erat iste. Fortunato centurione, felici apostoli e
ben avventurosi tutti voi, che nel tempo del Redentore
nasceste! Ventura grande fu veramente la vostra d esser
degnati della sua vista e di poter fermare lo sguardo in
quella bellissima imagine, onde non senza giusta cagione
potete del vanto di quelle parole fregiarvi: Beati oculi qui
vident quae vos videtis. Ma noi, miseri, nati in questa ul-
tima età, come possiamo a tanta dignità poggiare? come
a rimirar la vera effige del Signor nostro possiamo ap-
pressarci senza morire? solo il lume della gloria può
l occhio nostro disporre e purgare in guisa che, libero
dalle traveggole e da bagliori del senso, in quell oggetto
beatifico s affisi, il che solamente è conceduto a beati,
né può farsi senza lo scioglimento dell anima da legami
di questo corpo. Dunque, ohimè, sarà egli vero, che insi-
no a tanto che di viandanti non diventiamo comprensori
e di peregrini del mondo ci facciamo paesani delCielo,
ci si debba negare questa fortuna ed abbiamo di tanto
tesoro a restar privi? Ah no: ché memoriam fecit mirabi-
lium suorum. E dove meglio che nella Sindone santa si
può visibilmente discernere la forma del riscatto ch io
dissi? onde parmi ch al Salvatore, mentre che per lo spa-
zio di que tre giorni dimorò nella sepoltura, potessero
assai ben convenire quelle parole, ch egli altra volta in
vita diceva: Pater meus usque nunc operatur et ego ope-
ror. Voleste operare, o Signore, per non restare anche in
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Letteratura italiana Einaudi
Giovanbattista Marino - Dicerie sacre
quel poco di tempo (siami lecito così dire) ozioso. Ma
che cosa operaste, conforme alla operazione paterna? Il
Padre (come di sopra dissi) dipigne se stesso, il Verbo
generando: e tu né più né meno dipignesti ancora, la-
sciando la propria imagine impressa in questa sacra tela:
non con altra differenza, se non che quella è tutta lumi-
nosa e lucente, ma questa è tutta sanguinosa ed oscura.
E certo qual mistero o qual particella della passione,
della morte o della sepoltura del Crocifisso si può consi-
derare o disiderare da un cuor fedele, che questo mira-
coloso lino non la contenga appieno e non la esprima al
vivo? Altra lingua più faconda, più dottamente che la
mia far non saprebbe, dimostri altrui il modo come in
esso si ritrovi essenzialmente Iddio: a me basterà per ora
il dire, che se il pittore che la dipinse è mirabile, non
meno mirabile e memorabile è la pittura. Ed ecco (Sere-
nissimo Sire) ch io scendo al secondo capo principale
del mio discorso, la cui noia, benché non senza presun-
tuoso abuso della vostra umanità troppo in lungo si di-
stenda, priegovi tanto con benigne orecchie a sostenere,
che l ordito filo, già col vostro favore giunto al mezo, sia
ancora felicemente condotto all estremo.
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Letteratura italiana Einaudi
Giovanbattista Marino - Dicerie sacre
PARTE SECONDA
Son tante la proporzioni e sì grandi l analogie ch al
credere di tutti i savi passano tra le tele e le carte, tra i
colori e gl inchiostri, tra i pennelli e le penne, e somi-
gliansi tanto queste due care gemelle nate d un parto,
dico pittura e poesia, che non è chi sappia giudicarle di-
verse: anzi tra se stesse le proprie qualità accomunando,
ed insieme gli offici tutti e gli effetti confondendo, da
chiunque ben le considera si possono quasi distinguere
appena: la poesia è detta pittura parlante, la pittura poe-
sia taciturna; dell una è propria una mutola facondia,
dell altra un eloquente silenzio; questa tace in quella e
quella ragiona in questa, onde scambiandosi alle volte
reciprocamente la proprietà delle voci, la poesia dicesi
dipignere e la pittura descrivere. Sono amendue ad un
medesimo fine intente, cioè a pascer dilettevolmente gli
animi umani e con sommo piacere consolargli, né altra
differenza ha fra loro, se non che l una imita con colori,
l altra con parole; l una imita principalmente il di fuori,
cioè le fattezze del corpo, l altra il di dentro, cioè gli ef-
fetti dell animo; l una fa quasi intendere co sensi, l altra
sentire con l intelletto; l una è intelligibile ad ogni qua-
lità di persone, eziandio ignoranti, l altra non si lascia in-
tendere se non da coloro che hanno studio e scienza. Or
anche le pitture di Dio (Serenissimo Sire) hanno con la
poesia questa conformità: onde s egli tanto nella crea-
zione del Mondo, quanto nella impressione della Sindo-
ne, pittore (come dicemmo) si è palesato, l una e l altra
pittura si può piamente dire che sien poemi: con questa
diversità però, che l Universo è poema, ma poema scrit-
to in un libro indorato per tanti caratteri d oro che vi
scintillano; la Sindone è poema, ma poema scritto in un
libro miniato per tante lettere vermiglie che vi rosseggia-
no; quello è un volume improntato di sette suggelli co-
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Letteratura italiana Einaudi
Giovanbattista Marino - Dicerie sacre
me quello di Giovanni, che sono i pianeti del Cielo: que-
sto è un volume dolce al gusto più che il miele come
quello d Ezechiello, ch è il soavissimo frutto della Pas-
sione. In quello può leggere ancora chi non sa leggere,
in questo non sa studiare chi non ha la dottrina della fe-
de. Là si lodano la potenza e la sapienza d un sommo
Facitore, Caeli enarrant gloriam Dei: qui si cantano l ar-
mi e gli amori d un pietoso Redentore: et scripta erant in
eo lamentationes et carmina. E se il famoso poema
d Omero fu riposto dal cortese Duce di Macedonia, nel-
la ricca cassetta di Dario, questo è conservato dal ma-
gnanimo Duca di Savoia parimente in una cassa, ma
molto di quella più preziosa, essendo fabricata più di re-
ligione che d oro, ed essendo le sue gemme diamanti di
stabil fede, smeraldi di fiorita speranza e rubini d arden-
te carità. Poesia adunque è la pittura di cui favello, e
poesia non già tacita ma loquace, che con cinque bocche
sanguinose ragiona al cuore de suoi fedeli. Non fia però
chi pensi perché metafora dipittura si dia questa santis-
sima imagine, ch ella non sia d ogni pittura, per infinite
condizioni, incomparabilmente più maravigliosa e più
nobile: la pittura artificiale è imitazione della Natura,
ma questa pittura sopranaturale è inimitabile dalla Na-
tura. La pittura terrena è oggetto appena d un sentimen-
to solo del corpo, ma questa pittura celeste appaga tutte
le potenze dell anima. La pittura ordinaria altro in se
non ha ch apparenza ed illusione, poiché ella è arte di
rappresentare con colore le cose visibili in superficie
piana: ma questa pittura straordinaria serba in sé verità
reale, anzi è tutta essere e tutta sostanza, poiché contie-
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